Con la cerimonia d’apertura che ha visto impiegate centinaia di persone e che ha costretto gli addetti ai lavori a mesi di prove per far sì che tutto fosse perfetto e curato nei minimi particolari – cerimonia che la Rai ha saggiamente deciso di ignorare completamente, privilegiando le attentissime disamine tecniche di Simona Rolandi e i suoi ospiti – è iniziata la Confederations Cup. Dopo pochissimi istanti appariva chiaro che tutti coloro i quali non potessero permettersi un abbonamento Sky avrebbero passato una pessima serata. Infatti ad affiancare Marco Lollobrigida in telecronaca c’era José Altafini, capace di regalare perle di assoluto valore quali “Zaccheroni dice Endò, Endò, e ‘ndo vai?”, “entra Jo, che però ha il nome a metà. Manca Sé per completare Josè” e tanto altro ancora. Finisce con un inaspettato 3-0 per il Brasile contro il Giappone, grazie a Neymar, Paulinho e lo stesso Jo (che secondo Altafini dopo il gol “si è completato”). Non malissimo i nipponici, privi di Oliver Hutton, Benjamin Price e Mark Lenders (tra l’altro i giapponesi con i nomi più americani della storia), ma con una buona organizzazione di gioco, e non sto coglionando. Zaccheroni, allenatore del Giappone, si affida a Honda e Kagawa, forse gli unici veri giocatori di questo Paese (in teoria c’è anche Nagatomo, ma poveraccio gioca nell’Inter) per non fare una figura di merda. Alla fine il 3-0 è un ottimo compromesso, in fondo era pur sempre Brasile – Giappone, la partita usata come termine di paragone per indicare una gara squilibrata e dall’esito scontato.
Oggi tocca all’Italia, che alle 17 brasiliane (le 21 italiane) scenderà in campo contro il Messico. I centro americani tecnicamente sono poca cosa, ma tatticamente giocano in velocità e la nostra difesa è tutto tranne che veloce. Entrambi gli allenatori hanno un dubbio di formazione. Prandelli non sa se potrà recuperare Balotelli, mentre il selezionatore del Messico, di cui ignoro nome, cognome e tratti fisionomici (non andrò a cercare per non mentirvi, miei affezionatissimi fan) potrebbe fare a meno di Speedy Gonzales (e con questo ho finito il simpaticissimo gioco dell’associare cartoni animati alle Nazionali di calcio). L’Italia è più forte e dovrebbe vincere, ma siccome era più forte e avrebbe dovuto vincere anche contro Repubblica Ceca e soprattutto Haiti, non si sa mai. Due terzi della rosa del Messico (approssimativamente due terzi, vedendo le bandiere della rosa su Wikipedia mi sembra siano due terzi) gioca nel campionato messicano, lo stesso dove Larrivey è forte. Rendiamoci conto.
Alle 24 italiane debutterà invece il gruppo B con Spagna – Uruguay, la partita che verosimilmente deciderà chi tra le due sarà primatista nel girone e chi invece si qualificherà come seconda. Poche, e quelle poche date così, per simpatia e voglia di scherzare, le chances di qualificazione di Tahiti e Nigeria (gli africani alla fine sono partiti e il giorno dopo un viaggio transoceanico di svariate ore e un fuso orario di quattro ore giocheranno la partita contro gli oceanici. Questo per farvi capire la serietà con cui la Confederations Cup viene giocata e quanto Tahiti venga temuta).
Ah! L’Italia under21, impegnata a Gerusalemme negli Europei di categoria, vince contro l’Olanda e va in finale. Meritatissima la vittoria degli azzurrini, che non toccano mai la palla, che fanno una partita col catenaccio più evidente da trent’anni a questa parte, che subiscono manco fosse Brasile – Giappone, ma alla fine fanno un gol in più degli olandesi e vincono 1-0. Pragmatismo puro.