“Personaggi e storie sono inventati ma, qua e là, qualche riferimento alla realtà non è da escludere”
Più chiaro di così si muore. È così che ci avverte Peter-Paul Zahl, con poche concise parole di premessa, nella prima pagina del suo “Miss Mary Juana”, uscito nel 2012 per Socrates Edizioni.
Zahl è un autore tedesco trapiantato in Giamaica, e l’intero libro è una vera e propria dichiarazione d’amore per questa terra, per i suoi colori, per la sua gente, per la sua cultura. Capitolo dopo capitolo si svelano i molteplici riferimenti alla realtà. Riferimenti che si possono riassumere in una semplice dicotomia: da una parte ci sono i buoni, dall’altra i cattivi. Dalla parte dei buoni ci sono il protagonista Ruffneck, il suo amico Prento e il loro stuolo di baby mothers, innamorati e orgogliosi delle loro radici e della Giamaica, con la sua bellezza svilita dal colonialismo che l’occhio dell’uomo bianco, presente come padrone e turista ma mai come viaggiatore, non potrà mai cogliere; i cattivi sono gli Altri, quella Babilonia corrotta che trascina nel suo turpe vortice tutto e tutti, usurpando e schiacciando ciò che è più umano e naturale. E poi c’è la ganja, vera protagonista della storia, simbolo di un modo di vivere, di un’intera cultura. La panacea di tutti i mali, l’erba sacra. Come ci racconta Ruffneck, anche Dio la usa: “Un fumo uscì dalle sue narici; un fuoco divorante dalla sua bocca” (Salmo 18, 8). Ma Babilonia la corrotta è un serpente insinuante. Così quando Soljie, il figlio ventiduenne di Billy Chang, boss del traffico di erba, muore di overdose da coca, Ruffneck è chiamato a trovare i responsabili. Perchè Soljie è stato ucciso, è stato ucciso da Babilonia. E il suo delitto va vendicato, in quello che diventa metaforicamente lo scontro tra due visioni del mondo opposte: la rilassante e pacifica ganja vs l’eccitante e pericolosa cocaina, in una sfida che simboleggia la resistenza al sistema di Babilonia. Buoni contro cattivi.
La cultura rasta, celebrata in ogni parola di questo racconto, non sente ragioni: “Si sforzino pure governi, chiese, piedipiatti, eserciti, capitalisti e burocrati. È inutile: Babilonia cadrà.”
Miss Mary Juana risulta a tratti poco scorrevole, forse a causa di una traduzione che fatica a rendergli giustizia (non dev’essere stato semplice adattare all’italiano un linguaggio così gergale e ricco di espressioni rubate allo slang giamaicano), ma è pieno di spunti (musicali in primis) interessanti, ed è una lettura imperdibile per chiunque ami la cultura rastafari e voglia immergersi in uno spaccato di Giamaica. Doveroso, in sottofondo, l’ascolto di Bob Marley & The Wailers o di Lee Scratch Perry.