La mia esperienza in campo tecnologico si limita al mero utilizzo del pc per sfondarmi di tutorial sugli smokey eyes e per comunicare con le persone su Facebook in modo da non dover mai ricaricare la scheda del cellulare.
La mia esperienza con i videogiochi è ancora più esigua. Ricordo di aver posseduto durante l’infanzia una specie di gameboy con il gioco de La Bella e la Bestia. Un pessimo gioco. Al quale perdevo sempre. Alla fine l’ho proprio perso, fisicamente, nel giardino di casa mia. Se lo trovate, dicetemevelo perchè ci tenevo, era un regalo.
Per un periodo mi sono addirittura appassionata a Pinball e Prato Fiorito. Un periodo breve.
Insomma, siccome qui a Trashic Magazine siamo dei burloni, la redazione ha incaricato proprio me di leggere e recensire Player One di Ernest Cline, edizioni ISBN. Ero decisamente la persona meno indicata. E visto il tema del libro, ero anche la persona a cui c’era la probabilità più alta che facesse schifo.
Ho iniziato la lettura con qualche perplessità, pensando che solo un nerdone l’avrebbe potuta apprezzare. Vi basti sapere che Cline possiede una riproduzione della Delorean di Ritorno al Futuro, direi che questo permette di inquadrare che tipo sia: un tipo che mi pervade l’anima di pregiudizio.
Ma Player One non mi ha per niente fatto schifo, anzi è stato una vera sorpresa: appassionante, divertente, ed irrimediabilmente catchy.
In un mondo futuro (e ahimè parecchio futuribile) il male ha trionfato, la gente è ridotta proprio male, e l’unica salvezza è la fuga nel mondo virtuale Oasis, dove tutto è possibile: si va a scuola, si fa shopping e ci si innamora pure. Oasis l’ha inventato James Hallyday, un riccone simpaticone (ma nemmeno troppo, cioè uno in gamba, ma fondamentalmente un sociopatico) che, alla sua dipartita, sceglie di lasciare la sua creatura al prode che riuscirà a trovare un misterioso e non meglio specificato Easter Egg nascosto nei meandri dell’apparentemente infinito mondo di Oasis.
Ovviamente, siccome siamo in un futuro dove i cattivi hanno (quasi) vinto, anche loro cercano di accaparrarsi questo appetibilissimo premio. Starà al protagonista Wade e agli altri buoni trovare l’Easter Egg prima che Oasis cada nelle mani sbagliate. E le mani sbagliate appartengono a tipacci parecchio pericolosi…
La corsa all’Easter Egg è una caccia al tesoro disseminata di prove e indovinelli, roba come partite estreme di PacMan, sfide tra megarobot mazingosi e così via, in un turbinio di richiami alla cultura pop anni ’80. Io forse non li avrò colti proprio tutti (la storia è intrisa fino al midollo di riferimenti a musica, videogiochi, film e saghe varie di quel glorioso decennio), ma se mi sono ritrovata a girare una pagina dopo l’altra senza riuscire a fermarmi, questo significa solo una cosa: nerd e non solo, questo è il romanzo che fa per voi!
Allora, che aspettate? Ready, Player One!