“E’ come guidare una Buick Skylark a 150 km/h sulla route 66” così Dez Fafara, cantante della band aveva definito prima della sua uscita l’ultimo album dei DevilDriver, Beast. L’album è come un cazzotto allo stomaco sin dall’inizio con la meravigliosa “Dead to Rights” che apre ad una violenza inaudiata, ma che dico violenza, quest’album libera la bestia ( non a caso… ) che è dentro ognuno di noi. Durante 12 tracce non c’è mai un momento di noia, una imperfezione del duo Kendrick-Spreitzer, che grazie ai loro continui botta e risposta di riff e assoli mantengono una tensione altissima per tutto l’LP soprattutto su Black Soul Choir ( cover, originariamente un pezzo country dei 16 Horsepower ), mai un ritardo o una sbavatura di Jhon Boecklin, decisamente uno dei migliori batteristi al mondo, e ovviamente un’immensa prova di quel puro concentrato di malvagita che è Dez Fafara (ascoltare “Crowns of Creation” per credere). Non pensavo potessero fare di meglio rispetto ai loro album precedenti, soprattutto credevo impossibile fare meglio di “The last kind Words”, ma questo senza dubbio è il migliore album mai pubblicato dalla band di Los Angeles, anche se da qualche giorno avranno qualche grattacapo in più; infatti il bassista Jon Miller (immenso, non bravo, in questo album) a causa dei suoi abusi di alcool e droghe ha deciso di mollare il resto del gruppo, non solo per la riabilitazione, ma definitivamente perché si è reso conto che quello stile di vita lo avrebbe ucciso, non ci resta che aspettare novità sul tour e sul nuovo bassista ( se vengono in Italia andateli a vedere, io l’ho fatto e posso dire che sono immensi ), ma per ora se potete, ascoltate questa bestia di cd!
C’è anche la cover de “la primavera” di Vivaldi?
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