Ieri è morto Tamás Erdélyi, ungherese di Budapest, noto ai più con lo pseudonimo di Tommy Ramone, ultimo membro rimasto in vita della formazione americana che ha fondato e reso celebre nei decenni quel genere che è entrato alla storia come Punk-Rock. Tommy segue la morte di Johnny (nel 2004), Dee Dee (nel 2002) e il mai ricordato a bastanza Joey (nel 2001) e con lui se ne va probabilmente una delle parti più genuine e più d’impatto della musica, infatti il punk-rock, quello vero, è sostanzialmente costituito da pochissimi accordi e canzoni che difficilmente superano la lunghezza di 2:30.
Con Tommy probabilmente è finita l’epoca dei ribelli, dei “punkers”, dei giubotti di pelle e di quelle canzoni create sostanzialmente per fare casino, per poter fare headbanging.
I gruppi con quelle idee stanno scomparendo. Oggi nella speranza di fare qualche quattrino quelli che si definiscono punk finiscono per rivoluzionare il loro genere perdendo quella genuinità che li aveva spinti a fare musica per passione. I fedeli alla linea sono pochissimi (mi vengono in mente solo Rise Against e Pennywise al momento). Tuttavia in totale controtendenza rispetto ad un’epoca (questa) in cui i ribelli sono tali solo con i baffi a manubrio, sempre più ragazzi si rinchiudono nelle cantine spinti da quel punk-rock delle origini nella speranza di proporre qualcosa che si ispiri ai loro idoli. Con la morte di Tommy il punk è morto; con i Ramones il punk non morirà mai!