Fino a qualche tempo fa credevo che l’industria del porno fosse uno di quegli ambienti della società dai quali era impossibile uscire insoddisfatto. Credevo che la possibilità di trovare un video di 20 minuti con una donna corpulenta che intrattiene rapporti con un nano da giardino, fosse l’apice al quale ogni individuo con volontà di scelta potesse aspirare.
Non mi ero resa conto che paradossalmente ciò che mancava in questo grande palinsesto sempre online fossero i film con un target specificamente femminile, per essere più precisi: film per adulte eterosessuali. Un grosso elefante, in una stanza piena di tette siliconate e tacchi a spillo.
Non sono molto a mio agio nei discorsi da femminista, ma credo che sia una verità universalmente riconosciuta che l’industria del porno sia una grossa macchina guidata da un altrettanto grosso (o è almeno così che lo immagino) uomo. Una situazione ormai consolidata, che ha origine nella storia della pornografia, dopo tutto fino a poco tempo fa il pubblico femminile di questo genere cinematografico era insignificante per non dire inesistente. Ora però la donna ha compiuto dei passi enormi verso questo mondo e in generale verso i prodotti culturali “a scopo ricreativo”, grazie alla trilogia di dubbia qualità di 50 Sfumature di Grigio, o anche a opere nostrane come Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate di Silvia Corti, conosciuta col nickname Slavina, che hanno sicuramente reso il sesso un argomento più accessibile. Pur non essendo poi così breve il passo da un romanzo erotico (che diciamolo, per quanto riguarda la storia d’amore fra Mr. Grey e l’altra è un po’ Harmony con una tutina di latex) a vera e propria pornografia, una parte, anche se piccola di donne ha deciso di compierlo, e ad aspettarle al varco c’era lei, Erika Lust.
Giovane svedese da qualche anno trasferitasi in Spagna, è il demiurgo del porno per donne. Laureata in Scienze Politiche, ha fondato nel 2010 la Lust Cinema, una casa di produzione cinematografica che si propone di essere l’alternativa alle solite pellicole zozze.
I film della Lust sono vere e proprie pellicole pornografiche, non film erotici dove poco prima che la situazione diventi interessante, la scena si sposta alla mattina dopo. Le storie sono sottintese ma non vi aspettate più di qualche minuto con gente con tutti i vestiti addosso. I protagonisti sono belli e giovani, ma niente a che vedere con i vari Siffredi e Trentalance. I ragazzi sono carini, in forma, come potrebbe esserlo il vicino di casa che incontri in ascensore, e le ragazze sono belle come la collega di ufficio che spii mentre va a gettare le cartacce. Niente fisici forzati, né trucchi appariscenti e soprattutto nessuna manicure hardcore, che ammetto essere uno dei motivi per cui ho sempre snobbato la pornografia.
Tutti i dettagli sono estremamente curati, primi fra tutti le location. Scordatevi il divano nero di pelle nella stanza asettica, le case sono arredate con stile, le camere da letto rispecchiano la vita dei protagonisti che ci vivono, le storie che raccontano. Ci sono timer per la cucina appena usciti dal catalogo dell’Ikea, libri sui comodini, tante cose a cui solo le donne farebbero caso, appunto.
Quindi Location okay, attori okay, e il sesso? Quello è altrettanto ben riuscito, via tutti i grugniti irreali, le espressioni di estremo piacere per posizioni rompicollo, tutto si esplica in due (o più persone) attratte l’una dall’altra. Varie storie, molte delle quali nate dalle fantasie delle stesse spettatrici, che hanno riportato su xconfessions.com le loro più celate confessioni e che la regista ha deciso di trasportare in immagini. Confessioni che vanno in tutte le direzioni, dalle più soft alle più spinte, sempre meravigliosamente realizzate dal punto di vista tecnico. Quello che si enuncia anche dentro i suoi libri è la volontà di trasformare le donne nei porno da semplici orifizi a parte attiva e consapevole: pornografia femminista ,in due parole. Due parole che però creano non pochi dubbi, primo fra tutti l’effettiva esistenza di un genere che piaccia a tutte le donne, quasi riducendole a gusti e fantasie limitati, ma la Lust risponde anche a questo ammettendo che ciò che descrive è il ciò che piace a lei, e che potrebbe incontrare il piacere di un pubblico femminile, come anche no. Per lei basta che il sesso sia vero, contrapposto agli orpelli disastrati di quello a basso costo, e che dietro ogni scena si possano intuire dei perché, che in fondo ci piacciono tanto.
Insomma, un film della Lust potrebbe soddisfare le aspettative di quella parte di pubblico femminile stanco dei pop-up che mostrano i mille e uno modi per far crescere il pene di 10 cm, o intimorito da quelle attrici tanto finte quanto snodabili. Il resto delle donne, che poi sono la maggioranza, quelle che più che vedere vogliono immaginare, a cui piace leggere di sospiri più che vedere patate, credo che di Erika Lust non ne abbiano bisogno, e va benissimo così.