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MetalMovimento: Machine Head – Unto the Locust

E’ il caso di urlare al miracolo per l’ultima fatica dei californiani Machine Head “Unto the Locust”,che segna la totale rinascita della band dopo l’apparente crollo verso la banalità più totale. Dopo il deludentissimo “Supercharger”, e con l’arrivo in formazione del troppo sottovalutato Phil Demmel, sono stati prodotti in ordine “Through the Ashes of Empires” e “The Blackening” che sembravano aver riportato la band ai livelli che gli spettano. E’ con quest’ultimo lavoro però  che i quattro di Oakland raggiungono il perfetto coronamento di tutto ciò che di buono hanno creato fino ad oggi: siamo di fronte, senza mezzi termini, ad un vero e proprio capolavoro. Riff imponenti fanno da base ad un sound senza alcuna sbavatura, le chitarre di Demmel e Flynn creano un muro sonoro difficile da abbattere (anche grazie a riff impeccabili come quelli in “Be Still and Know”). Per tutta la durata dell’album il duo Duce/McClain ci omaggia di una prestazione superlativa come mai fino ad ora. In alcuni pezzi, “This is the End” per citarne uno, vi è la presenza di arpeggi in chitarra acustica, il che ci permette di capire il livello di maturazione artistica a cui sono arrivati: non è cosa da tutti in pezzi Thrash Metal. Rob Flynn ha superato se stesso: una perla, sicuramente tra i migliori album del 2011. Difficilmente si potrà avere tra le mani un tale livello di tecnica, intensità e violenza così perfettamente miscelati.

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Tms K.I.N.G. vive una strana doppia identità: di giorno triste studente universitario, di notte si immerge in un universo parallelo cosparso di Machine Head e Trucebaldazzi. Vivendo da solo in questo infausto universo, cerca tramite i suoi articoli di trascinare qualcuno nel suo mondo contorto, per avere compagnia durante l'ascolto di un CD Brutal Metal di qualche band georgiana e godersi una pizza e un film, possibilmente di serie B …
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