Oggi vogliamo parlare di Pippo, un Pippo in carne ed ossa famoso in tutto lo stivale. Purtroppo non si tratta di Inzaghi (ho la ferita ancora aperta) ma del re del “Bagaglino” Pippo Franco. Prima di inoltrarvi in questo turbine senza via di scampo, bisogna dire alcune cose sull’eroe del giorno, ad esempio che Pippo Franco è un nome d’arte, infatti il suo vero nome è Franco Pippo (che fantasia, mamma mia…) e prima di fare TV, faceva cinema (annoveriamo tra i suoi film “Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda tutta calda” e “Giovannona coscialunga”) e prima di fare cinema, era un musicista. Il Maestro, in gioventù, è stato il chitarrista di una band chiamata “I Pinguini” che è arrivata anche ad un discreto successo facendo da spalla a Mina in alcuni Musicarelli.
Franco tenta poi la carriera solista nel mondo della musica demenziale: uno dei suoi primi pezzi parla di una donna, sposatasi un po’ troppo in fretta, che evidenzia alcuni problemi.
http://youtu.be/c4DZC-W_CY0
Nel 1981 rilascia un album molto raro e molto controverso, per tematiche e testi: “Vietato ai Minori”, album reso celebre da un pezzo che non può essere descritto, ma solo ascoltato e apprezzato:
Ma l’apice del successo musicale del nostro idolo delle masse arriva quando nel 1982 la RAI gli affida la sigla del festival di Sanremo, e lui la ripaga con quel capolavoro di “Che Fico!” che non solo è un monumento della canzone (molto) leggera italiana, ma è anche corredata da un video che supera il surrealismo di Dalì (vedi Pippo Franco appoggiarsi su ritratto di Pippo Franco)
Con questi brani abbiamo voluto darvi uno spaccato nuovo (per chi non lo conoscesse già) del mitico Mattatore della freddura.
Leggende metropolitane sostengono che Egli in realtà sia morto e l’odierno Pippo Franco sia in realtà un impostore (un Paul McCartney de noantri); ma è difficile che non si tratti dell’originale: impossibile trovare qualcun altro in Italia (se non nel mondo, nell’universo) in grado di (non) far ridere come lui.
