Arriva da solo col chitarrino chiede tremilaeuro: vuol dire che è bravo. Molto bravo!
Calogero Incandela si limita a voce e chitarra nel suo “DI DEMO IN PEGGIO”, ma è funzionale all’atmosfera ricercata da manicomio Siciliano post legge Basaglia.
L’EP comincia con “ALI DI POLLO”, e subito ci assale la sensazione che saremo presi per il culo dalla prima all’ultima traccia. E un po’ è così. Un umorismo alla Andy Kaufman: non sappiamo se è Calogero Incandela a divertirsi o se siamo noi.
Ci resta il dubbio, e statene certi, non svanisce. Neanche dopo aver finito l’ album.
Calogero Incandela è un nome d’arte. Poteva trovarne uno meno “ruffiano”, “moderno” e “piacione” , impossibile: questo basta a farci comprendere le sue intenzioni.
Qui non si cercano le luci della ribalta ma un pubblico di nicchia e attento; il ragionamento critico, vivace anche se a tratti rassegnato. Calogero sembra musicare i sogni di Ciprì e Maresco con il suo accento Siculo pesante, fiero e quella macabra immaginazione che contraddistingue l’assolata isola nord-africana da sempre.
In una carrellata di pezzi dal titolo kitsch (“La cacca dei BoyScout” e “Cerume” su tutte) e dai contenuti grotteschi, il cantautore riesce a farsi voler bene; è un sognatore sotto acido, non gli si resta indifferenti, e questa è una grande vittoria, per lui e la sua etichetta: Doremillaro.
Doremillaro (sb) Recs è la fucina di Giuseppe “Peppe” Schillaci: label originale, controcorrente, Catanese, da tenere d’occhio se si cercano originalità e sperimentazione.
Calogero Incandela è un fantomatico personaggio intossicato da troppe ali di pollo al DDT, o forse è soltanto un siciliano stanco degli schemi.
In ogni caso è interessante, e il suo surrealismo da studente-di-agraria-strafatto apre la mente.
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