Vi ho spesso parlato di film pessimi, inutili, orrendi, talmente brutti da rivelarsi alla fin fine dei piccoli capolavori, ma mai mi era successo di vedere cotanta bellezza: ho pianto. Quando questo film non sarà preso in considerazione per gli Oscar (a causa di una giuria ovviamente venduta) sarò il primo a gridare allo scandalo, perché qui parliamo di una pietra miliare, di una pellicola che mi ha cambiato la vita.
“Sharknado” è un film del 2013 diretta da Anthony Ferrante con Tara Reid e Ian Ziering. La trama è molto semplice, roba già vista in decine e decine di pellicole: un temporale si scaglia su Los Angeles, e a causa del violento nubifragio l’oceano scavalca gli argini e si svuota sulle strade cittadine, trascinando con sé dei feroci squali bianchi. Ma non è finita qui: molti di questi squali vengono sollevati in aria e scagliati come proiettili dalle numerose trombe d’aria che sferzano la città scatenando sul finale il definitivo “SHARKNADO” appunto. Sarà compito di Fin (Ian Ziering, al secolo lo sfigatissimo Steve di Beverly Hills 90210) quello di salvare i suoi amici e la sua famiglia da questo evento catastrofico.
La clamorosa arte recitativa unita ad una sceneggiatura mirabolante ed a scene d’azione degne del miglior Steven Seagal, rendono ogni frame di questa pellicola assolutamente perfetto. Tara Reid (ex attrice di prima fascia; oggi, probabilmente, cocainomane pentita) in questa pellicola riesce a trasmettere tutto il pathos necessario, manco fosse Natalie Portman ne “Il cigno nero”, per non parlare della classe di Ian Ziering che non merita altre parole (per tutta la durata del film speravo spuntassero anche Dylan e Brenda, ma non è successo).
Gli effetti speciali in questo film sono un’altra nota distintiva. A volte si spendono capitali importanti per degli ottimi effetti, altre volte con la stessa cifra si ottengono risultati pessimi. Qui invece con pochissimi soldi si è riuscito comunque a rendere il tutto super-realistico: alla vista di ogni squalo urlavo “perdindirindina, quanta veridicità in codesto animale in computer-grafica!”.
“Sharknado” possiede il dono dell’ “inversione surrealistica degli eventi”: un esempio sono i numerosi ed efficaci balzi che gli squali riescono ad ottenere sfruttando al massimo i 30 cm circa d’acqua a disposizione (non chiedeteci perché! Avviene. Punto); tutto questo è un’ovvia inversione del classico “spettacolino di basso borgo” in cui il cinquantenne circense imbolsito si tuffa in 30 cm d’acqua da parecchi metri d’altezza.
Questo film va contro alle bieche logiche dello spettacolo; qui si cerca di invertire totalmente il senso di ogni logica . Si tratta di una metafora per opporsi al sistema !!!11!!1!
Montaggio analogico-temporale alla cazzo di cane e scene ritagliate da alcuni documentari in tema (perché, cari amici, qui si fa anche cultura) rendono il tutto magistrale, perfetto, imperdibile. Il finale è strappalacrime.
Per la visione vi consigliamo del caviale: film di classe = cibo di classe
Un vero capolavoro!!! Mi ha emozionato.
Come è possibile non emozionarsi con una pellicola di cotanta bellezza?