Viviamo dentro le nostre maschere. Perchè la vita è un trucco. Scriviamo delle nostre avventure amorose. Strappiamo le pagine migliori. Il mondo ha stampato sul proprio ventre la nostra gigantografia . E’ l’immagine di un pagliaccio. L’immagine di un poeta-bambino. Di un bambino dentro un negozio di giocattoli che non sa cosa scegliere. E allora sceglie un gioco a caso. Un amico a caso. Un abito a caso.Una macchina a caso.Un viaggio a caso. Una donna a naso. La invita a cena . La sposa .Sforna figli. Incastra mensilità a dovere. Fa quadrare i conti. Le intona canti. Controcanti. Chiude l’annata dei regali con un paio di corna e appoggia la propria testolina sul davanzale di lei . Per dimenticare la vita. Dimenticare chi siamo. E’ questo il primo passo verso la realtà delle cose. Il secondo è dimenticare cosa vorremmo essere o cosa vorremmo avere. Il terzo ed ultimo passo più lungo della gamba è capire chi siamo veramente e lasciar perdere tutto il resto. Difficile. Perchè sapersi accontentare è difficile . Non è nel nostro stile. Il bambino che c’è in noi comprerebbe tutto di quel dannato negozio . E alla fine cambierebbe idea. E ricomincerebbe da capo. Perchè è un giullare dal naso rosso. Pallido in viso. Triste. In cerca di qualcosa . Come noi, del resto. Perciò, ogni tanto, giusto per ricordare chi siamo, ascoltiamo “Pagliaccio” di Alessandro Mannarino e , se non siamo ancora convinti delle nostre fattezze, guardiamoci allo specchio e sorridiamo.
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Personaggio cult della mitologia greca...
Ama banchettare con vacche in perizoma e tette al borotalco bypassando ogni formalità fictionale. Guaritore-saggio. E' un essere multiplo. Un segugio italiano che caccia parole, suoni e piccoli gesti. Conosce personalmente Gesù Cristo ed è tormentato dai dubbi amorosi di Aretino. Il suo guru è "Jack l'uomo della folla".
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