Come dire cosa piace dei disegni di Paula Bonet? Ma prima di tutto, chi è questa Paula Bonet?Giovane spagnola, classe 1980, laureata presso l’Accademia delle Belle Arti di Valencia, grande sorriso e capelli rossi. Cresciuta nell’atelier della nonna si ricorda sempre con dei pastelli in mano che si sono trasformati in penna, inchiostro e acquarelli. Una di quelle ragazze che al liceo odi, perché sono carine simpatiche e talentuose, e speri che all’università si facciano risucchiare dalle droghe e invece no, sopravvivono e pubblicano libri. In sintesi è questa Paula Bonet, un’illustratrice.
Qualche mese fa mi sono imbattuta per caso nei suoi disegni, sulla sua pagina FACEBOOK , e ne sono rimasta molto colpita.
Ci sono il blu, l’azzurro, il verde: una gran quantità di colori freddi, che si insediano fra i volti dei suoi, perlopiù, autoritratti, che ammette lei stessa di preferire perché è così sicura di non urtare l’autostima di nessuno. Questi colori si insediano nei corpi, quasi a volerci ricordare che siamo fatti perlopiù di acqua, e si accompagnano con elementi onirici che rendono tutto più sentimentale. Enormi cetacei all’altezza delle orecchie, ghiacciai in mezzo al petto, e alberi sotto i capelli… ad un tratto però arriva il rosso, anzi il rossore delle guance, che dà ulteriore vita a quei personaggi che già ce l’hanno, che li rende più emotivi, con più cuore. So che al prossimo sinonimo di emozione, o di sentimento, verrò crocifissa come inguaribile romantica, ma non credo ci sia miglior modo per raccontarveli, se non sottolineando (ecco, ci sto ricascando) la loro capacità di sembrare vivi. I volti di quelle ragazze sono tanto realisticamente ansimanti, sorridenti, titubanti, che a vederli bene ci si può rispecchiare, senza troppa difficoltà.
Prima vi avevo accennato a dei libri, care invidiosi/e liceali, ebbene dopo un paio di collaborazioni per libri per bambini, una con Amaia Crespo per Leème, e con Elisenda Roca per La pequeña Amelia se hace mayor, nel 2014 vediamo il primo volume illustrato e realizzato in totale autonomia.
Questo si intitola Qué hacer cuando en la pantalla aparece THE END (Cosa fare quando sullo schermo appare THE END), una storia che parla di quei finali che ci colgono di sorpresa e di quelli ai quali non vogliamo credere, finché un giorno ci svegliamo e ci rendiamo conto che è tutto effettivamente, e aggiungerei maledettamente, finito. E se questo non vi basta, come annuncia lei stessa entusiasta, il prossimo marzo vedrà la luce il suo ultimo lavoro 813, un libro su François Truffaut scritto e disegnato fra Parigi e Barcellona, pubblicato dal la casa editrice La Galera.
Inoltre, perché sì, non ho mica finito, la sua versatilità e il suo talento l’hanno resa un’artista ricercata anche in altri ambienti artistici, dove i suoi lavori vengono richiesti per la sponsorizzazione di serate o concerti, come la locandina per i The Black Keys a Bilbao e per il festival di mediometraggi di Valencia “La Cabina”.
Quindi, se dovessi riscrivere tutto questo, alla domanda cosa ne pensi di Paula Bonet? risponderei: bella e brava, brava e bella.
Bellisimo articolo 🙂