Nei minuti immediatamente successivi all’eliminazione ai gironi dell’Italia dal Mondiale, la Gazzetta dello Sport ha lanciato su internet un sondaggio nel quale si chiedeva di votare chi fosse il responsabile della debàcle azzurra. Badate bene: non un responsabile o il fattore determinante, bensì IL responsabile, uno solo che avrebbe dovuto pagare per tutti. Le possibili scelte erano molto italiane: si va dall’allenatore Prandelli all’arbitro, da Balotelli alla sempreverde scusa della sfortuna unita al caldo che solo noi abbiamo sentito mentre gli altri giocavano con 18 gradi e un venticello fresco.
Se avessi potuto rispondere al sondaggio, aggiungendo un’opzione, avrei sicuramente scaricato molte delle colpe di questo fallimento al movimento calcistico italiano. Prandelli, che ha fatto benissimo a dimettersi, ha scelto i migliori 23 a diposizione e, classifica alla mano, i migliori 23 non sono più bravi dei migliori ventritrè costaricensi e uruguaiani. Si è parlato tanto dell’inedeguatezza di Paletta contro l’Inghilterra. La verità è che Paletta rappresenta il perno della sesta migliore difesa della Serie A. Delle prime cinque, fatta eccezione per la Juventus ampiamente rappresentata, nessuna può vantare un centrale di difesa italiano tra i titolari. Roma, Napoli, Inter e Fiorentina hanno preferito puntare sull’estero e, visti i piazzamenti in campionato, hanno fatto bene. Tra i migliori 23 non figura Giuseppe Rossi, non convocato da Prandelli nonostante avesse giocato la bellezza di tre spezzoni di partita in sei mesi. Forse sarebbe stato il caso di portarlo, sicuramente non avrebbe fatto diventare questa Italia una superpotenza del calcio mondiale. Fuori anche Criscito, ma dopo la partita contro l’Inghilterra mezza Italia avrebbe consegnato il Pallone d’Oro a Darmian autore di un debutto Mondiale realmente convincente, quindi non cagate il cazzo con Criscito. Tra i migliori 23 c’è Mario Balotelli, uno a cui hanno dato tutte le colpe del fallimento azzurro. Una di quelle cose talmente stupide che neanche val la pena commentare.
Siccome trovare un italiano che non se la prende con l’arbitro è più raro della porpora trombotica trombocitopenica, si è data anche la colpa all’arbitro, reo di essersi inventato l’espulsione a Marchisio e non aver espulso Suarez. Premettendo che Suarez andava espulso e che il fallo di Marchisio era rude ma non cattivo, si tratta di due falli diversi: l’attaccante morde Chiellini a palla lontana. Salvo botte di culo clamorose l’arbitro non può vederlo. Esiste la prova TV apposta. Il centrocampista juventino entra col piede a martello sul ginocchio dell’avversario: non affonda il tackle e prova solo a difendere palla, ma l’arbitro era a un metro e ha valutato così, sbagliando. Il giorno che gli italiani impareranno a convivere con gli errori umani dell’arbitro è ancora molto lontano.
La colpa è sicuramente anche di Prandelli, dimostratosi inadeguato a motivare il gruppo quando le partite contavano meno. Se l’Italia si è trovata nel girone di ferro lo deve soprattutto ai pareggi contro le corazzate Armenia e Danimarca, utilissimi per non far entrare l’Italia tra le otto teste di serie (a vantaggio della Svizzera) e fare così la figura dei cioccolatai. Anche togliere un attaccante per un centrocampista è un chiaro segno alla squadra: “va bene anche il pari”. E nel calcio quando giochi per pareggiare nove volte su dieci perdi. La colpa è sicuramente anche di Balotelli, incapace di sfruttare a pieno il suo potenziale divorandosi due gol contro la Costa Rica e apparso nervoso senza motivo contro l’Uruguay. La colpa è sicuramente anche dell’arbitro, perché giocare in dieci con trenta gradi è quasi impossibile. La colpa sicuramente non è di caldo e sfortuna.
La colpa è soprattutto del nostro calcio, incapace di lanciare i giovani e di farli giocare. Il fallimento italiano al Mondiale, il secondo consecutivo, è solo lo specchio del nostro calcio: vecchio, senza progetti e con un’insana fretta nel raggiungere risultati. Si è parlato del progetto giovane di Prandelli, ma il più giovane della spedizione era un classe 1992, quando squadre come Francia, Germania e Argentina possono tranquillamente permettersi il lusso di buttare in campo ragazzini nati nel biennio ’93 – ’94. Giocano in Nazionale perché pronti, perché giocano nel proprio club e sono bravi. In Italia questo non accade e mentre la Juventus prova a chiudere per Morata (giovane sì, ma spagnolo), vende senza troppi rimpianti Immobile in Germania (meno giovane, ma italiano e capocannoniere della Serie A) esultando per la plusvalenza. Il calcimercato italiano è pieno di giovani ceduti in prestito in serie minori o alle piccole e di rincorse folli verso il campione affermato avanti con gli anni (Drogba, Eto’o, Alex). Il risultato di tutto ciò non può che essere una Nazionale mediocre che esce dal Mondiale nel girone di ferro, ma perdendo contro la modesta Costa Rica e l’Uruguay dei soli Cavani e Suarez. Esce in compagnia dell’Inghilterra, ovvero le due squadre il cui campionato può vantare la maggior percentuale di stranieri e la maggior percentuale di over30 tra i cinque maggiori campionati europei. Sarà un caso?