Già come avevamo fatto per il primo capitolo di questa doppia opera, “The Afterman: Ascension“, torniamo a parlare dei Coheed and Cambria, poche ore dall’uscita ufficiale del loro nuovo album (comprare le limited ha sempre i suoi perché…), con “The Afterman: Descension”.
L’album in questione continua il concept del precedente: al centro Sirius Amory dopo la scoperta dell’energia che lega i 78 pianeti dell’ “Heaven’s Fence”. I conflitti interiori del protagonista rendono questo album più umano del precedente.
Dopo l’introduttiva “Pretelethal” (che alterna ukulele e parti molto più cupe), ci troviamo di fronte a “Key Entity Extraction V: Sentry the Defiant” (pezzo che in tempi non sospetti aveva introdotto i fan in questo doppio lavoro, grazie ad una versione acustica suonata dal solo Claudio Sanchez nella sua cucina), brano molto aggressivo che, nonostante la non eccessiva complessità, riesce a prendere sia l’ascoltatore più affezionato dei Coheed (Me!), sia il neofita della band (tipo Te, ma spero di no…) già dal primo ascolto.
Andando avanti si arriva a “Gravity’s Union”, probabilmente il pezzo migliore dei due album: un lavoro “chitarristico” del duo Stever-Sanchez praticamente perfetto; un alternarsi di ritmica molto dark e fraseggi impeccabili che descrive vividamente ciò che sta accadendo all’interno della storia, conducendo l’ascoltatore in un vero e proprio vortice di emozioni.
“Dark Side of Me”, primo singolo estratto, è un pezzo tecnicamente molto complesso (soprattutto nelle parti di Batteria di Josh Eppard), intenso, con una musica ed un songwriting perfetti; è una meravigliosa ballata in cui ogni nota ed ogni parola sono pesate per creare un mix molto piacevole e allo stesso tempo triste. Oltretutto è possibile inviare la propria idea per il relativo videoclip (il contest è reale – e tuttora aperto a nuove proposte).
Quest’album riesce ad alternare rabbia e amore, follia e gioia, in una altalena emotiva che difficilmente potrà lasciare l’ascoltatore impassibile (soprattutto durante i dialoghi tra The All Mother e Sirius) senza mai destabilizzarlo.
La conclusione ideale di un progetto maestoso, che con due album fa molto più di quanto alcuni artisti abbiano mai prodotto in una intera carriera. Non vi resta che ascoltarlo e lasciarvi trasportare perché, fidatevi, ne vale decisamente la pena!