Parlare di musica non è mai facile, soprattutto quando si tratta di un album che si ama dal profondo del proprio cuore. Un album scoperto troppo tardi (a 25 anni) grazie ad un suggerimento fugace di YouTube che sembra dirti “Ehi, K.I.N.G.! Guarda che loro meritano parecchio… li hai ascoltati quasi 10 anni fa e non ti sono piaciuti, ma ora?”.
Lo ammetto, non ho mai amato troppo un certo tipo di musica e, ahimé, forse per presunzione, o per codardia, non ho mai voluto dargli una seconda possibilità, ma un giorno mi sono lasciato andare e la mia concezione musicale è cambiata del tutto. Forse il merito è di molti più parametri, magari sto semplicemente riducendo il tutto con troppa semplicità, ma un giorno ho ri-ascoltato i Genesis dopo molti anni… ed è stato bellissimo!
“Selling England by the Pound” è un album del 1973, e si tratta probabilmente di uno degli album più “moderni” che abbia mai ascoltato! All’interno delle sue otto tracce racchiude un vero e proprio “mondo” di idee. Sarebbe banale limitarsi a raccontare quanto sia epocale quest’album (non ringrazierò mai abbastanza chi me lo ha regalato); meglio concentrarsi su quanto quest’album abbia influenzato la musica contemporanea. I Genesis, “questi” Genesis, sono stati completamente assimilati da chi oggi suona, compone musica e va in tour per il mondo; Steven Wilson ha ammesso di avere subito molto la loro influenza (e quella dei King Crimson): ascoltate il suo ultimo “The Raven That Refused to Sing (And Other Stories)” per sentire flauti e cori quadrifonici degni di “Dancing with the Moonlit Knight“. L’intro di pianoforte di “Firth of Fifth” per esempio, ha ispirato tantissimo molti gruppi progressive rock moderni, come i miei amatissimi Armenian Space Station, ma potrei anche dirvi che l’idea di lunghissime tracce che alternano parti più intense e parti più soft tipiche degli Opeth riprendono pesantemente la struttura di pezzi come “The Cinema Show“; lo stesso Mikael Åkerfeldt, leader dell’appena citata band svedese, ha poi collaborato con il chitarrista dei Genesis Steve Hackett l’hanno scorso per ri-registrare “Supper’s Ready” (contenuta in “Foxtrot”, altro capolavoro uscito solo un anno prima dell’album di cui stiamo parlando).
Insomma… non so se avete capito quanto quest’album sia fondamentale al giorno d’oggi. Purtroppo, io in primis, le persone tendono a non ascoltare certa musica solo perché ritenuta “vecchia”. Io invece spero di avervi fatto capire che spesso la modernità sta proprio nel classico, perché tutto, ciclicamente, prima o poi ritorna.
Nel 1973 uscì anche un altro album che all’epoca ebbe un discreto successo, tale “The Dark Side of the Moon“, ma qui, si apre tutto un altro mondo…
http://youtu.be/_FNAF14jrtA