Sono tornati! Dopo un album clamoroso e quattro anni di silenzio, sono tornati. Dalla fredda Svezia i Meshuggah portano una ventata di follia in tutto il mondo con il loro nuovo “Koloss”. L’album a detta del batterista Haake è la perfetta evoluzione di “ObZen” e manifesta “una brutalità organica e viscerale”. Le lunghe canzoni (la più breve 4:33) compongono un lavoro denso, cupo, cattivo ma soprattutto Metal. Molti pezzi si basano su un riff molto lento, cadenzato e suonato in tonalità basse, caratteristiche che rendono “Break Those Bones Whose Sinews Gave It Motion” o la strepitosa “I am Colossus” orecchiabili e assolutamente memorabili. Non mancano le peculiarità classiche di un album dei Meshuggah, come i frequenti cambi di tempo, la voce graffiante di Kidman e una sezione ritmica che propone dei tempi insensati e difficili da seguire. Ovviamente il disco non è solo riff lenti: ci sono anche pezzi molto più rapidi, come ad esempio “Demiurge”, eletta miglior traccia dell’album a furor di popolo, ricca di fraseggi, bending e accordi dissonanti, cioé tutte le particolarità che sin dall’inizio della loro carriera li hanno resi famosi. Molti pensavano che “ObZen” fosse l’apice artistico dalla band, ma siamo stati smentiti; “Koloss” è un LP di qualità che alza ulteriormente l’asticella per tutti coloro che si vogliono confrontare con i Meshuggah, impresa sempre più ardua.
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