Diciamoci la verità: da quando Brian “Head” Welch ha abbandonato i Korn la band è andata sempre di più verso un oblio senza apparente uscita, e l’apice di questo declino è il loro ultimo lavoro “The Path of Totality”. Il gruppo di Bakersfield aveva intenzione di unire Heavy Metal e Dubstep, ma quando si vuole strafare si piscia – quasi – sempre fuori dal cesso. L’album è “senza anima”, un accrocco che sembra non piacere né agli amanti dei Korn né agli appassionati di Dubstep. Nonostante le illustri collaborazioni, come ad esempio il tanto osannato Skrillex, quest’album non solo non lascia niente all’ascoltatore, ma anzi confonde gli amanti della band dello storico Issues. La cosa disgustosa dietro quest’album è l’evoluzione del frontman Jonathan Davis, passato in meno di 10 anni da specchio e manifesto di tutti i reietti dalla società e vittima di bullismo a modaiolo Hipster con tanto di occhiali e mocassini. Vi prego, ridatemi i Korn di “Follow the Leader” o di “Untouchables”, i Korn che con rabbia parlavano ad una generazione di disadattati, e non una band capace solo di seguire le mode all’unico fine di vendere qualche album in più, perdendo dignità. Molti potrebbero dire che il mio accanimento nei confronti di questo album è dovuto al mio “non-amore” (definirlo odio è eccessivo) per l’elettronica, ma posso confermare che l’opinione su questo lavoro è condivisa da i fan di entrambi gli schieramenti. Non c’è nulla in più da dire su un lavoro del genere, vuoto come pochi e che viene reputato dal sottoscritto uno dei più brutti mai sentiti (Lulu è imbattibile), quindi nella speranza che i Korn tornino sulla retta via, vi consigliamo di ascoltare i loro vecchi album, quelli con il cuore, quelli suonati con passione e non per il portafogli.