Conosco una delle attrici lo ammetto (così, di vista) ed ero curioso. Dichiaro subito un conflitto di interessi quindi che è tuttavia ininfluente (ieri : l’ultimo spettacolo al teatro Agorà ’80 di Roma).
Ho pagato 10 euro e ne è valsa la pena.
“L’uomo dei miei sogni” è un titolo che potrebbe apparire repellente al pari de “10 regole per fare innamorare”, “maschi contro femmine” , “Il settimo sigillo”ecc ecc, ma non mi sono lasciato intimidire: mi sono lanciato, è andata bene.
Un libro non si giudica mai dalla copertina (vedi “La Scimmia pensa la scimmia fa” di Palahniuk – edizione mondadori – copertina da collezione, contenuto da macero) ed infatti il titolo – ruffiano – rivela a sorpresa (devo ammetterlo) uno spettacolo fresco e divertente e udite udite, nonostante le premesse ed il plot, per ambo i sessi.
La trama è semplice semplice: “tre ragazze e un paraculo” basterebbe per sintetizzarla, ma questo potrebbe fuorviarvi portando alla memoria dimenticabilissimi finti manifesti femministi alla “Vita Smeralda” quindi aggiungo che
1) tutto si svolge in un appartamento (salvo sporadici – e inaspettati – fuori scena – “ready made”): stesso sfondo cheap da casa universitaria sfigatella, stesso divano, stessi attori (quattro);
2) le (tre) attrici sono brave e piacevoli (nessuna cagna – rarità per una compagnia così giovane – nessuna dizione maccheronica alla “Manuelona-Arcuri-che-ce-piace-tanto”);
3) anche il protagonista maschile nonostante sia alto e figo quanto basta da poter stare sui maroni, tiene bene la scena, diverte e non può che strappare applausi.
Il pacchetto insomma è equilibrato (non è roba finto-impegnata tutto fumo e niente arrosto alla Vincenzo Salemme o alla Massimo Ghini ); si potrebbe paragonare, per farci un’idea, ad una leggera commedia dell’equivoco di gusto British, o ad una delle recenti e sgangherate commedie romantiche alla Francese che tanto da insegnare hanno ai nostri (giurassici) registi e produttori (sempre intenti ad infilarci IL MESSAGGIO, spesso davvero superfluo).
“L’uomo dei miei sogni” è un lavoro teatrale scritto, prodotto, recitato con estrema devozione e (banale dirlo, ma non scontato) passione; gli attori (tutti) sono all’altezza di una scrittura immediata e senza fronzoli, che arriva dove deve arrivare senza pretendere di andare oltre il raffinato entertainment (e fidatevi, di ‘sti tempi, governati dal dilagante Fabiovolismo è una cosa buona).