Per chi segue Trashic Magazine non sarà una novità, ma per quei pochi che ancora non lo sanno..io ADORO i Mastodon!!! Sono la mia band preferita e, come potrete notate dal maiuscolo e dai punti esclamativi di prima, riescono a farmi regredire allo stato di una bambina in preda a crisi ormonali. La loro musica è sempre perfetta in studio; dopo anni riesco a beccarli dal vivo per vedere se questa loro magnificenza, da me raccontata in tre recensioni precedenti – almeno nei concerti live – è stata intaccata o meno.
La serata inizia alle 20:50 con gli inglesi “The Raven Age”, che propongono una sorta di Metal alla camomilla, che ad un pezzo decente (non bello…decente…) intermezza 6-7 pezzi orrendi. Nota di merito: un bassista dai baffi molto da “porno-attore del 1981”.
Dopo circa quaranta minuti il loro spettacolo finisce, lasciando il pubblico sopraggiunto con una strana sensazione di vuoto a causa della loro musica “vorrei ma non posso”.
Alle 21:50 è arrivato il momento, con “Tread Lightly”, i quattro di Atlanta arrivano sul palco ed il loro show finalmente inizia; l’impatto è fortissimo, con una presenza scenica enorme.
Lo spettacolo si incentra prevalentemente sull’ultimo album: sette tracce infatti sono tratte dal loro ultimo lavoro “Once More ‘round the Sun” ancora “caldo” nelle orecchie dei fans. “The Motherload” e (soprattutto) “Ember City” riscaldano il cuore dei fans.
Ovviamente non mancano anche tracce più vecchie, come ad esempio “Blasteroid” e “Black Tongue” estratte da “The Hunter”, “Ole Nessie” estratta dal loro primo lavoro “Remission”, e “The Czar”, traccia conclusiva della serata riproposta in tutti e suoi 11 minuti, summa di una epicità che ha lasciato sconvolti il 99% dei presenti (l’1% escluso sono la band stessa ed il loro Entourage).
Da questo concerto per tutti era evidente una cosa: Brent Hinds è un chitarrista mostruoso. Ogni assolo, ogni nota, qualsiasi cosa facesse (anche imitare un rapporto sessuale con la sua chitarra) era perfetta. L’intro della già citata “Ole Nessie” non verrà dimenticato facilmente da chi era lì, come l’assolo introduttivo di “Aqua Dementia” che ha sconvolto e smascellato tutti.
Tornando alla domanda iniziale: “i Mastodon dal vivo sono come in studio?”
No, sono moto meglio. Tutto è perfetto nei loro live, tutto è studiato nei minimi dettagli: ogni nota, ogni canzone, ogni qualsiasi cosa viene elevata di un fattore 10 in ficaggine. Mi potrei ancora dilungare parlando di quel fenomeno immenso di Brann Dailor alla batteria, o della voce mai fuori tonalità di Troy Sanders, ma la cosa migliore che potete fare è cercare un loro live ed ascoltarlo fino alla nausea.
Uno spettacolo come pochi al mondo.