Se la sirena è la persona che ami allora “si lascia far cantare”. E’ quello che è successo al cantautore Stefano Vergani. Poeta innamorato dell’amore e della vita. Amante della musica. Che utilizza come vela in mezzo al mare per andare incontro alla sua stella. I pesci intanto “stanno intorno e fanno facce”. Così come i critici . Come i cultori della musica. O gli artisti mediocri dei talent. Così come le mosche dispettose. Come i ricordi che non vogliamo. I rumori di fondo. Che senti. Come quei treni che arrivano lenti. E vanno via veloci. Che passano. Che riflettono la vita. Quella che hai desiderato. Così perfetta nella ricerca del desiderio. Così inutile all’arrivo. “Rospo amico mio com’è che faccio a guardarmi allo specchio…?”
Meglio non farlo. Meglio bere. Bere quell’ultima goccia di vita che c’è rimasta. E non importa il dove. Che sia in un bar . O in mezzo al mare. Tra peripezie portoghesi. A Milano. Non importa nemmeno il quando . Quando piove. Quando viene la sera. Quando hai “voglia di piangere, ma al sole”.Quando “giochi a carte contro il tuo coltello”. Meglio non farlo. Meglio stra-bere. Un’ ultimissima goccia . Che il vento raccoglie.
E intanto la “Sirena resta al bordo della barca”. Rimanere in bilico, quindi. Ecco ciò che importa. Capovolgiamo il nostro drink e aspettiamo che la goccia rimanga incollata al bicchiere. La tempistica è alla base di tutto. Del successo. Della fortuna. Anche della buona musica.
Lo sa bene il bravo autore Stefano Vergani perchè questo suo capo-lavoro del 2005, in collaborazione con l’Orchestrina Pontiroli, non ha forse avuto l’eco che avrebbe meritato. Quell’eco spesso riconosciuto a mezzi cantanti e mezzi autori che vendono e vendono parecchio.
Dicevo la tempistica. Lo stile di Stefano Vergani ricorda a tratti quello di Vinicio Capossela o di Tricarico (es. “L’ inverno non è il top”). La voce ricorda molto quella di Sergio Cammariere. (ascoltate”A Samba”).I lineamenti del volto richiamano alla mente Fabio Concato. Infine la seconda traccia “La sirena è una metafora” sembra appena uscita dalla penna di Francesco De Gregori.
Un po’ di tutto questo e in realtà nulla di tutto ciò. Il suo nome è STEFANO VERGANI. La voce è la sua. La faccia è la sua. La penna anche. Lo stile nondimeno. La tempistica semmai è da rivedere.
p.s Vi prego è il SIGNOR D che ve lo chiede: ascoltate “PESCI E POLTRONE“.