Vi ricordate quei giochi che si facevano a scuola per tenerci col culo incollato alla sedia?
Alcuni a ben guardare erano parecchio interessanti. Il primo di cui ho memoria è il gioco del silenzio. Una lavagna. Le mani dietro la schiena. Un gessetto da nascondere. Il prescelto che pone un compagno di fronte ad un bivio che lo segnerà per sempre: destra o sinistra? Se sceglierà destra allora quel compagno non potrà dirsi compagno e ruberà il gessetto ai comunisti. Il secondo era semplicemente il Das. Una pasta solitamente grigia, modellabile. Le forme più strane. Quella meno strana vinceva un pacchetto di Das da portare a casa. Lo scopo era quello di rovinare il tavolo in arte povera, del salone di nonna tua. Ricordo che facevo sempre il serpente.
Poi c’era il mio preferito: l’acrostico. Potevi pure non ricordare a memoria la poesia del giorno, ma se riuscivi a comporre un solo acrostico eri un Dio.Le ragazze cascavano ai tuoi piedi. La maestra ti portava in trionfo. Gli asini, con le orecchie d’asino venivano frustati e scortati nelle classi dei peggiori asini , a farsi tirare di tutto addosso, compreso le orecchie d’asino dei vecchi asini , oramai passati alla categoria bulli. Erano quei ragazzetti che avresti picchiato a sangue, se solo avessi avuto le palle. Ma in certi casi è questione di tempo.
Genova : 21 Luglio 2001.
G8. Bulli-feriti : sessantuno. Il nome della scuola: DIAZ.
L’ acrostico suonerebbe pressappoco così: Di notte I poliziotti vanno A Zittire. Di recente ho visto il film-documentario, appunto DIAZ – DON’T CLEAN UP THIS BLOOD, del bravo regista Daniele Vicari che già conoscevo per la pellicola Velocità massima.
C’erano tutte le mazzate che Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer non è riuscito a dare nei suoi spaghetti-western. Il tutto mi ha portato a delle riflessioni.
La prima: il Das che distribuiscono alla DIAZ è di colore rosso? La seconda (non originale): chi controlla i controllori? La terza: ma se del film non dico nulla che razza di recensione è questa?
E’ proprio vero. In certi casi è solo questione di tempo .Ed ecco che ricomincia il gioco del silenzio.
(“…tanto nessuno ci può ascoltare, sorda Genova” …ascoltate GENOVA BLUES , De Andrè – Baccini)