Devo ammetterlo, mi mancavano parecchio i film talmente brutti da essere belli, e finalmente, dopo tanti film brutti che sono semplicemente brutti, sono riuscito a rivederne un altro. “Gappa – Il mostro che minaccia il mondo” è un film del 1967 diretto da Haruyasu Noguchi con Tamio Kawaji, Yôko Yamamoto e Yuji Okada. Il film è noto ai più (ma visto in quanti l’hanno visto, direi “ai meno”) anche come ” Gappa: The Triphibian Monster” e come “Monster from a Prehistoric Planet” (il fatto che provenga dalla terra è un problema che, probabilmente, non si sono minimamente posti). Il film si incentra sul risveglio dei Gappa, lucertol-uccelli (non mi sto inventando questa parola, nel film sono proprio chiamati “bird-lizard”) che riposavano in un’isola sperduta abitata solo da pochi indigeni; questo risveglio è causato dall’arrivo degli esploratori giapponesi nell’isola che, trovato l’uovo schiuso del “Gappino”, decidono di portarselo in Giappone, assieme al piccolo indigeno Saki, e vendere l’esclusiva delle immagini al finanziatore della loro ricerca; ma quando il cucciolo verrà allontanato dalla sua terra natale, si risveglieranno i genitori, che un po’ incazzati infastiditi dalla situazione andranno a Tokyo per riprendersi il cucciolo (ma la nonna degli esploratori non gli aveva mai detto “se trovi l’uovo di un lucertol-uccello lascialo dov’è”?).
Questo film è ricco di immagini a caso giusto per allungare il brodo e scene inutilmente lunghe (ma veramente troppo lunghe). Il montaggio, quasi sicuramente ad opera di un ubriaco, rende la visione poco fluida e davvero difficile. A tutto questo vanno aggiunti degli effetti poco speciali, come quelli utilizzati per simulare l’eruzione di un vulcano: palesemente quattro petardi dietro ad un cumuletto di sabbia.
Ma sono due le cose che rendono questo film talmente epico da essere imperdibile:
1 – i pupazzi utilizzati per rendere i Gappa, gli aerei ecc: nient’altro che pupazzi; non si sono neanche sforzati di cercare di raggiungere un risultato credibile. In alcuni casi i pupazzi vengono mossi da fili a vista collegati malissimo (è una scena di pochi secondi, ma quando compare lo pterodattilo, stavo cadendo dalla sedia);
2 – il secondo è Saki “l’indigeno”: per renderlo “più indigeno” lo hanno tinto di nero, ma probabilmente hanno comprato il colore in qualche discount di bassa qualità, facendo sì che Saki sia viola, un po’ come Mr. X dell’uomo tigre.
Altra nota di (de)merito per il finale di questa pellicola, che vorrebbe essere “sentimentale”, ma causa della già citata pupazzosità e, probabilmente, a causa di (finti) esplosivi (ma quanta artiglieria ha il Giappone contro i mostri giganti?), diventa paradossale e assolutamente random. Ovviamente visto che vi vogliamo bene, vi postiamo l’intero film sotto il post.
Geishe danzanti, effetti “in fondo al mar”, distruzioni clamorose di città e tantissime scene “ma perché?” fanno da corollario a questa pellicola da vedere a tutti i costi. Guardatelo mentre mangiate del “giapponesissimo” sushi. Ma perché i mega-mostri attaccano sempre Tokio e mai Pisino o Fallo.
http://youtu.be/RV6EF7mXmkY