Era un bel po’ di tempo che non vedevo un horror italiano degli anni ’80, e dopo quasi 90 minuti di film, ho capito il perché: oggi si parla di “Paganini Horror”, film del 1988 di Luigi Cozzi con Daria Nicolodi, Luana Ravegnini e Jasmine Main. Il film parla di Kate, cantante “rock” capace solo di plagiare Bon Jovi, oramai in decadenza. Grazie ad uno spartito appartenuto a Paganini, venduto al suo batterista dall’ambiguo sig. Pickett, cercherà di risollevare la propria carriera, ma questo spartito, che veniva suonato dal violinista genovese per invocare il demonio a cui aveva venduto l’anima, possiede (ovviamente) una maledizione che si scatenerà durante le riprese del video.
Il film presenta errori nei dialoghi e negli effetti speciali che superano oltremodo il limite del ridicolo: fiamme accese a gas (si vede pure il tubo fare capolino nelle riprese) e fumo fatto con quel maledetto marchingegno sempre presente nei concerti di provincia (dai cacchio, si vede…).
Si cerca di far aumentare il pathos delle scene grazie ad urli lunghissimi, luci accese, ma soprattutto grazie e spaventose formule scritte sui muri, come ad esempio v= τ−ω( p Ω), o l’ancor più terrificante e spaventosa Pr−iPy ψ 4=0 (brrrr, ho ancora i brividi…). Tutto il film si basa su una canzone dal titolo “Paganini Horror”, ma ascoltando attentamente il testo della canzone non cita ne “Paganini”, ne “horror”, ma solo versi che sembrano pseudo-melensi (forse la paura sta nel fatto che la canzone fa cagare…boh…).
Nota di (de)merito anche al doppiaggio, quasi mai a sincro, e alla grossolana caratterizzazione dei personaggi, alcuni freddi e inutili come un ghiacciolo di piscio, e altri ultra-originali, come ad esempio la manager Lavinia (anche produttrice, speleologa ed esperta micotica). Un film da vedere giusto per assaporare quei tipici finti momenti di paura che in realtà fanno sbellicare dal ridere.
Come piatto consigliamo i ravioli alla Paganini: la ricetta si trova anche in alcuni suoi manoscritti, tanto gli piacevano.
http://youtu.be/YQzAFP3VbqY