Recenti studi, finanziati dal Trashic Magazine Institute, hanno dimostrato che non solo la noia è quantificabile tramite la scala “Martufello”, ma è anche tangibile ed in alcuni casi prende la forma di un DVD. “Snakeman” è un film del 2005 diretto da Allan A. Goldstein, con Stephen Baldwin, Jayne Heitmeyer, Larry Day, Gary Hudson e Ross McCall e, a differenza di ciò che dice il titolo, non esiste alcun uomo-serpente, ma andiamo con ordine.
La storia è quella di un gruppo di antropologi che, spediti in Amazzonia grazie al finanziamento di una casa farmaceutica, cerca di capire il segreto dietro ad un cadavere ritrovato durante la spedizione precedente che – stando agli esami fatti – parrebbe aver vissuto circa 300 anni. Ma quali sono questi esami fatti? è stata misurata la lunghezza di un cromosoma in una cellula ed è risultato 5 micron più lungo del normale. Questo esame non ha senso: se si parla di catena avvolta su se stessa si parla di una misura abnorme, se i 5 micron invece sono da sommare alla catena sviluppata/sciolta -chiamatela come volete- dovrebbe trattarsi di una misura trascurabile. (Informarsi prima no eh!?!).
Durante la spedizione Matt Ford (interpretato da Baldwin) sarà la guida assieme ad alcuni nativi e rivelerà che il segreto di questa assurda longevità è custodito dalla tribù indigena che venera una divinità a forma di serpente gigante a 5 teste chiamata Naga. Questa tribù amazzonica, mai venuta a contatto con la civiltà, ma il cui capo, Dahar, parla spagnolo e inglese, protegge un’acqua benedetta dal loro Dio.
Ma chiamandosi “Snakeman” questa pellicola possiede dei serpenti, anzi, un serpente, gigante, a 5 teste, fatto in CGI, e malissimo. Buona norma insegna che se non si hanno i fondi non bisogna sprecarli in vaccate, giusto? No. Il serpente invece stritola e mangia persone in continuazione, con effetti visivi disgustosi.
Quello che però rende questo film veramente noioso (oltre al quintale di luoghi comuni che vi risparmiamo) è il doppiaggio: probabilmente la casa di produzione si è messa d’impegno per trovare i sei doppiatori più cani in circolazione. Non me ne vogliano, ma hanno un solo tono di voce per tutta la durata del film.
Un cameraman con il morbo di Parkinson e un audio casuale con suoni di sottofondo a loop continuo (i grilli mantengono lo stesso ritmo per tuuutto il film) condiscono una pellicola noiosa come poche che ti fa sperare fino all’ultimo nell’apparizione dell’uomo-serpente, ma ti consola soltanto con la visione di qualche leccaculo di quelli che hanno il danaro (come il capo della casa farmaceutica).
Per accompagnare questa pellicola, nel caso in cui proprio la vogliate vedere (ma siete sicuri? Davvero?), vi consigliamo del sarapatel: piatto tipico amazzonico a base di aceto, frattaglie e spezie piccanti.