Se bastasse dirti alza il culo dalla sedia e vai a giocare all’aperto lo farei: ma non si tratta di questo.
Homo Interneticus non è un’apologia della vita bucolica alla “i migliori anni” di Carlo Conti.
Lee Siegel non è un cultore dello slowfood, non è Mauro Corona, né uno scalatore di pareti rocciose: è un giornalista che ha trovato un vuoto mediatico in cui ficcarsi senza trovare (apparentemente) sodali nella sua battaglia.
Signori e Signore, blogger e sitaroli dell’ultima ora (vedi il sottoscritto ndr), qua non si critica il web, ma il web2.0: una nuova società , totalmente virtuale, non-human-friendly, priva di gerarchia; si critica l’atarassia delle azioni via etere (dall’acquisto all’incontro) e la possibilità che tutti gli incompetenti (per capacità e titolo non pervenuto) possano esprimere il proprio parere autonomo su ciò che gli sta attorno influenzando una ipotetica “massa” recettiva.
E’ quindi un paradosso letterario, ontologico, stilistico, e filosofico che io, da incompetente, parli in toni (anche se non palesemente) entusiastici di Homo Interneticus; e lo è ancor di più il fatto che ne parli proprio qui, sul web, dando vita in questo istante (quello in cui io ho scritto, scrissi e scriverò; e quello in cui tu leggi e attivi quella roba grigia sotto al cranio) a quella democratica seppur accostabile-all’-opinionismo-televisivo-delle-prezzemoline nuvola chiamata web2.0.
Paradossale è Lee Siegel, che nel libro accenna una “scusa” per una bravata da pivello commessa su un blog (leggere per vedere, vedere per credere), paradossale è l’attacco continuo (anche se non del tutto privo di ironia) ai suoi colleghi giornalisti.
Paradossale è il fatto che pur ritenendo Lee Siegel “arrabbiato” e un pò troppo “ambizioso”, vi consigli la lettura di questo libro, anche solo per poter restare coi piedi per terra; anche solo per avere un punto di vista che è indubbiamente corretto e paziente (seppur a tratti spocchioso).
Scritto bene, note eccellenti, bibliografia infinita ed interessantissima: un saggio sicuramente utile, sicuramente da collezione, sicuramente illuminante; essere d’accordo con lo scrittore resta un dettaglio: scopo ultimo (non di Siegel) ma della casa editrice (credo) è una Hegeliana, necessaria e speculativa (scusando la ripetizione) auhfebung.
Su una cosa l’autore ha certamente ragione: bisogna restare umani; PianoB risponde a questa richiesta con una copertina meravigliosa (elegante e minimal, come da tradizione) di Maurizio Ceccato, tutta da accarezzare.