Un giorno all’università ci chiesero cosa fosse per noi il male. Prima di me rispose un tizio che parlò per mezz’ora citando menate tipo Kant e Nietzsche e chiudendo in bellezza con uroburo, esoterismo ed araldica (che non ricordo cosa c’entrassero, ma lui ce li ha infilati comunque). Dopo toccò a me e non sapendo cosa dire mi limitai a fare spallucce e a riferire che “non esiste, almeno non ontologicamente (“ontologicamente” è tutto ciò che rimane dei miei anni di Filosofia al liceo), non esiste se non in contrapposizione al bene”. Il professore, un napoletano scuro e tarchiato, si limitò a dire “Sgnè!” e a proseguire la lezione.
Tutto questo inutile preambolo serve (molto poco) a capire che IL MALE non è uno e non è un concetto oggettivo. E’ banale e scontato, ma quello che è crudele per noi per molte popolazioni è la norma e viceversa. Ognuno subisce i propri retaggi e su quelli basa la percezione del bene e del suo opposto senza porsi troppe domande.
Picchiare una donna può essere giusto se non addirittura catartico, tanto quanto infibularla od umiliarla di fronte al prossimo. Uccidere un animale per adoperarne le pelli è assolutamente normale, figuriamoci mangiarlo.
Non esistono fondamentalismi quando si parla di un concetto così ampio e privo di confine.
IL NIDO DEI BASTARDI , editore ZERO91, riesce senza altisonanti parabole descrittive o noiose digressioni introspettive a farci recepire che il male di per sé è un concetto intimo.
Nibbio, Struzzo e Iena sono più di tre semplici guappi di provincia. Non sono balordi violenti mossi dall’alcool e dalla cocaina. Loro sono il male: puro e semplice. Tipo la robaccia verde del film di Carpenter. Un male privo di consapevolezza, ingenuo. Perché la cattiveria, quella vera, è quella che si compie senza scrupolo, anche soltanto il più infinitesimale.
Se si dovessero etichettare le azioni compiute dai tre protagonisti, il tag “sadismo anarchico” ci starebbe bene.
Tuttavia a volte i tre si sentono investiti di una specie di missione morale e la loro crudeltà gratuita assume uno scopo: punire perché è giusto, punire il prossimo perché venga punito. La punizione possiede nel suo stesso etimo la giustificazione a compiere una crudeltà a scapito di chi la subisce. E le colpe (sempre per l’infinita questione del “ognuno ragiona a modo suo”) possono essere le più disparate ed innocue. Quindi una ragazza va stuprata perché è lei che ci ha mostrato il culo e un gatto va crocifisso perché è un essere che appare inutile su questa terra…
Una scrittura violenta, blasfema e velocissima. Lettura rapida e vivida.
Un finale tanto imprevedibile quanto cinico e improvviso, come piace a me.
IL NIDO DEI BASTARDI di Mauro Anelli è un testo forte per stomaci forti e per menti pronte a tutto.
Comprendere il sadismo più sfrenato non è più un miraggio.