Una qualsiasi città italiana. Interno giorno. Salone, ampio, tre poltrone comode in eco-pelle bianca posizionate davanti ad un 42 pollici al plasma Lg per il quale nessuno ha mai pagato il canone.
Sullo scranno centrale ci sei tu che discuti amabilmente coi tuoi amici del fatto che non ne puoi più dell’Italia, delle sue tristi burocrazie corrosive, del grigio precariato, del “mors tua vita mea” che sarai costretto a portare avanti per giungere (forse), passando su cadaveri e cadaveri, al tanto agognato posto fisso, quando ad un certo punto uno dei tuoi amici, quello più insospettabile, Luigi (il mingherlino roscio che ha fatto dell’anacoretismo e dell’autoerotismo casalingo uno stile di vita) urla “Ho venduto la macchina. Apro una casa Editrice!” tirando fuori dal borsello di tela un tomo elegante e nero che sa di esoterismo.
Quello è un libro del Piano B.
“L’Arte del Piano B” è un saggio che parodia la saggistica spazzatura, o meglio un romanzo sul saggio lucido o, più liricamente, un anti-saggio che esplode (in)volontariamente in apologia dell’eroe romantico degli anni 2010: colui il quale nonostante lo sfaldarsi di ogni certezza, trasalendo crede nella seconda chance che va creata da sé, nella possibilità di un futuro migliore e finalmente a misura d’uomo (di cane, di calciatore, ecc…). Una secchiata di acqua fredda, la sveglia mentale e fisica che tutti in un momento di assoluto torpore intellettuale (e più ancora sociale) bramavamo da tempo. Il pensiero che (finalmente) torna ad essere AZIONE.
Gianfranco Franchi, musicale, appassionante e divertito giocoliere della prosa, attraverso una serie di suddivisioni, capitoli, esempi sciorinati con pignoleria quasi maniacale, ci insegna (o è più corretto un meno didascalico “ci rende coscienti dell’esistenza de…”) l’Arte del Piano B: un’opportunità di svolta che va costruita seguendo una serie di imprescindibili fasi da attuare con assoluta minuzia e partigiana devozione. Condicio sine qua non perchè il Piano B si compia è che ogni passo venga eseguito in modo oculato, prudente, meticoloso. La documentazione prima di tutto.
Ha una copertina sobria, con una stampa bianca leggermente in rilievo su sfondo nero opaco, carta usomano di peso medio (è un Ceccato). Non gli si trova il reparto adatto: posizionato tra i saggi, roba interessante ma poco affine; piazzato nella categoria “Umorismo” preceduto dalla Littizzetto, e seguito dall’ultima (di dubbia natura) opera di Luttazzi. E’ una mina vagante, l’infiltrato speciale. Quello che te lo trovi davanti anche se non lo stavi cercando. Il camaleonte dello scaffale. Quello è un libro del Piano B. Collana “Zeitgeist”. Ed anche se non lo stavi cercando, sai di volerlo.
Quel libro è il manifesto di una casa editrice che, come una buona cantina, e con un certo gusto edonista, produce vino di ottima qualità, e per di più a buon mercato. Una cantina che merita rispetto, e che non teme il grosso produttore, poiché avendo ponderato una linea ligia ed elegante, corre da sola, senza concorrenza, non diretta almeno. Una casa editrice del Piano B. LA casa editrice del Piano B.
In conclusione, Gianfranco Franchi plasma un appassionato romanzo/SAGGIO/manifesto editoriale di altissimo valore sociale e morale, che in un presente di rassegnata capitolazione multi-generazionale è manna in cellulosa.
http://youtu.be/ejBla0KRWLc
L’ARTE DEL PIANO B – Un Libro strategico
Gianfranco Franchi è fondatore e coordinatore del popolare sito letterario http://www.lankelot.eu/
http://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Franchi
Mi scuso con Umberto Eco per il disordine sintattico, grammaticale, grafico e ortografico. Spero non mi tolga il saluto.