Come molti anche io l’anno scorso ho visto “La Regina Degli Scacchi” e devo dire che mi era anche piaciuto.
L’ho trovato fresco e so che molti dopo averlo visto si sono appassionati giustamente al gioco.
Io l’avevo scampata. Mi ero limitato a guardarlo, terminarlo, parlarne con gli amici e googlare nell’ordine “attrice occhi distanti”, “attrice bionda occhi distanti scacchi” e finalmente “anya taylor joy” (ho saputo così che si trattava della ragazzina di THE VVITCH di Eggers. Consigliatissimo!).
Anche questa volta del gioco in sè non mi sono interessato molto – anche perché NON è argomento del libro – ma andando a cercare informazioni interessanti sulla vita di Kasparov, che conoscevo sì come campione supremo ma sommariamente come tutti, sono entrato un pochino nella tana del bianconiglio che sono gli scacchi sul web.
Ho scoperto che sono molto più seguiti di quanto mi aspettassi e su youtube anche match tra professionisti di “media” notorietà e/o caratura vantano milioni e milioni di visualizzazioni.
Per carità so che si tratta di una disciplina estremamente rilevante capace di attirare sponsor e media, ma quello che ho trovato ha scavalcato di molto le mie aspettative.
Nella ricerca ho potuto notare che Kasparov alla fine è un tipo simpatico e che quando si parla di scacchisti non si ha a che fare – come stereotipi e una certa filmografia banalotta suggeriscono – sempre di tizi con la sindrome di asperger o con i tic e lo sguardo perso nel vuoto.
C’è quello brillante e belloccio, il rosicone, il nerd secco secco, il trashtalker, lo scacchista nero da strada che mangia pollo fritto e ovviamente il bambino indiano o comunque asiatico pronto a farti il culo. Altri stereotipi, tutti i possibili. Tutti e nessuno.
A prova manifesta di quanto detto c’è Magnus Carlsen, il nuovo campione e fenomeno (da molti considerato il più grande di tutti i tempi). Carlsen è brillante nelle interviste, gioca online bevendo energy drink e a guardarlo sembra normalissimo.
Non si fanno questi paragoni imbecilli – roba che farebbe il TG1 – ma per chiarire come si piazza nella storia degli scacchi Carlsen potremmo dire che è una specie di Messi. Mai nessuno ha ottenuto punteggi tanto alti (tipo i 7 palloni d’oro di Messi) ma non sappiamo ancora come proseguirà la sua carriera.
Kasparov dal canto suo è stato uno dei più longevi ed iconici campioni della storia del gioco. Da vivo e vegeto è già più che leggenda.
Celebre la sfida con il supercomputer IBM DEEP BLUE. Per chi volesse approfondire c’è wikipedia o, se volete esagerare, il documentario “Game Over – Kasparov and the Machine” del 2003 che merita. (Troppo interessante per spoilerare al riguardo)
Passiamo al libro.
“Scacco matto allo Zar” è una raccolta di articoli scritti da Kasparov contro la politica di Putin e pubblicati su testate importanti (TIME, WALL STREET JOURNAL, WASHINGTON POST) e sul suo portale KASPAROV.com tra il 2011 e il 2014.
Il nostro Garry da sempre considerato “ribelle” per gli standard russi, dai primi anni 2000 si schiera apertamente e direttamente in opposizione al leader Vladimir Putin con la fondazione del partito di ideologia liberale e democratica “Fronte Civile Unito”. Serve altro per dire che da lì in poi non sarà proprio amatissimo dal governo?
Onestamente – al netto di qualche probabile conflitto di interessi, che potrebbe anche starci visto l’attivismo diretto – avere la possibilità di leggere il racconto della Russia contemporanea attraverso la penna di una leggenda, uno che passerà alla storia come Kasparov, è un grandissimo regalo.
Negli articoli non c’è spazio per la diplomazia. Kasparov ci va pesantissimo su Putin e i suoi sodali e ci permette di comprendere i meccanismi mafiosi – aggettivo che enfatizza spesso – che regolano l’agenda sovietica. I media occidentali non arrivano a tanto: per mezzi e perché no per autocensura.
Ampio spazio viene dato alle Olimpiadi di Soči , ai retroscena di alcuni processi farsa agli oppositori, alla gestione degli esteri (vedi Crimea), alla visione tutta russa dei diritti umani e civili.
Kasparov – ovviamente – ha dovuto prendere la cittadinanza croata.
Non è un libro per tutti: consigliarlo a chi non ha il minimo interesse verso la politica estera mi sembra sadico, tuttavia si tratta di un oggetto curatissimo e piacevolissimo da leggere. Non è una lettura pesante.
Una chicca da tenere in libreria, per il blasone dell’autore e per design.
I libri sono anche belli a volte.
Sono molto felice di possedere questo volume dal formato particolare e di averlo letto. Non sono un esperto di politica estera, ma la Russia da sempre mi incuriosisce e affascina più di molti altri Paesi; per la vastità, la cultura e il ruolo da stato sovrano nello scacchiere (lol) geopolitico contemporaneo e storico – quello effettivo e quello raccontato dalla cultura occidentale filoamericana. Il mio interesse è cresciuto dopo la lettura di LIMONOV di Carrere, che consiglio, e nel quale si parla tanto di storia moderna di Russia e Balcani.
La figura di Putin è certamente controversa, misteriosa: lui è il cattivo perfetto. Ci ha provato Oliver Stone con una lunghissima intervista a togliere il velo ma è riuscito solo a renderlo più “vicino” e “”””simpatico””””.
Mi sento di consigliare questo libro: si percepisce dalla cura dei particolari nell’impaginazione e nell’estetica che è un prodotto che la casa editrice ha amato realizzare. Vogliono bene a questo libro: è evidente.
Gliene voglio pure io.