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YUK HUI Per una storia universale (della cibernetica)

Chi non ha mai pensato che si stava meglio prima, quando non c’erano internet e gli algoritmi.9788880560937_0_536_0_75
A causa della crisi ecologica e sulla scorta delle catastrofi tecnologiche, alcuni antropologi propongono un ritorno alle antiche cosmologie o alle ontologie indigene, ma quello che queste voci sembrano evocare è una guerra, quando non un fascismo metafisico. La tecnologia è il destino della metafisica occidentale, e in effetti ciò risulta ancora più chiaro, sostiene Yuk Hui in “Cosmotecnica, la questione della tecnologia in Cina“, (Nero edizioni 2021) se ricordiamo la famosa asserzione Heideggeriana secondo la quale la cibernetica è il compimento o la “fine” della metafisica.

La questione della tecnologia dovrebbe definitivamente servire come la Motivazione per riprendere la domanda sull’Essere e creare una nuova metafisica oppure una Cosmotecnica.

Contrariamente ai richiami al “ritorno alla natura” o al “resettare la modernità”, ciò che tenta di proporre Yuk Hui attraverso una rilettura del pensiero tradizionale cinese, che mescola taoismo, confucianesimo, buddhismo e filosofi come Mou Zongsan e Keiji Nishitani, a partire dal binomio concettuale Qi e Dao – in cui il primo termine incarna l’agire e la produzione, mentre il secondo si configura come il principio cosmologico e morale insieme – è la scoperta di un nuovo concetto di cosmotecnica come progetto tanto metafisico quanto epistemico, che mette in discussione il prometeismo alla base del paradigma moderno, per aprire a un pluralismo tecnologico capace di condizionare l’invenzione, lo sviluppo e l’innovazione tecnica in armonia con l’universo, non più ridotta a mera imitazione o ripetizione.

Non si è mai assistito a uno “scontro di civiltà” come in questo momento e personalmente sono molto scettico sul fatto che una cosmotecnica possa portare a una qualche forma di Armonia o di Unità per risolvere i problemi dell’Antropocene. Ma Yuk Hui approfondisce il discorso sulla tecnologia in relazione alla metafisica, con un altro (breve) testo davvero illuminante: PENSARE LA CONTINGENZA. La rinascita della filosofia dopo la cibernetica (Castelvecchi editore, 2022), che ruota intorno a tre concetti fondamentali della cibernetica: la contingenza, la catastrofe e la ricorsività
La contingenza. L’imprevedibilità della natura, che segue le sue leggi tra loro incompatibili (terremoti, crisi finanziarie) e quella inerente alla controllabilità tecnologica dei fenomeni naturali, dei quali l’algoritmo rivela il possibile rischio di rottura dell’equilibrio e quindi svela la contingenza stessa come occasione di problem solving e come motore di evoluzione tecnica (come è il caso degli algoritmi che si autocorreggono). È l’emergere di questo tipo di intelligenza che costringe la filosofia a considerare la tecnologia come una tecnica della natura, di cui l’umano non è il creatore più di quanto non sia un osservatore e al quale i criteri di valutazione degli algoritmi possono persino sfuggire.9788832907216_0_536_0_75
La catastrofe. Il filosofo, che non può più affidarsi alle visioni intellettuali astratte, né rinunciare a produrre senso, ha bisogno di un paradigma che lo riporti a contatto con l’andamento “contingente” delle cose che, se possono andare in modo diverso da come vanno, non vengono sfiorate da sovrapposizioni ideologiche, cioè causalistiche.
A trionfare non è la razionalità umana e superiore da imporre, ma la ragione tecnica della natura. Ragione che include la catastrofe e l’imprevedibile. L’autore la chiama catastrofe algoritmica, cioè calcolabile, cioè normale e razionale. Per farla breve, è la legge dei grandi numeri che va continuamente ricalcolata.
Ricorsività. Il ritorno continuo sulle cause per correggerle è stato chiamato feedback (positivo, se si produce aumento di energia, negativo, se si canalizza e riduce l’energia). La ricorsività si osserva nelle macchine cibernetiche e si estende ai sistemi biologici. È il lavoro empirico delle tecnologie a svelare una teleologia che, tanto nelle macchine quanto nei sistemi biologici, dà vitalità alla macchina e tecnicità al vivente, senza soluzione di continuità. La teleologia cibernetica è il punto di incontro tra le dinamiche ontologiche ed epistemologiche della natura e della conoscenza. Se sono stati gli uomini a produrre le macchine è grazie a questa potenzialità di aggregazione della materia. La cibernetica una volta incluso l’umano, trasforma il soggetto in parte integrante, come fattore di retroazione e ricorsività.

Le ceneri del fanatismo non si estingueranno senza un confronto diretto con la globalizzazione tecnologica, anzi, in sua mancanza si spargeranno ovunque, sia in Europa che fuori, in forme diverse. I primi due decenni del XXI secolo riflettono questa stessa incapacità di superare la modernità.
La resistenza cibernetica alla minaccia del conflitto e della distruzione può liberare i filosofi, ma non solo, dal loro sogno utopico, e affrontare il fatto che le cose possono comunque andare diversamente da come vanno, e la tecnica, con la sua potenzialità tutta da scoprire, può superare la scienza. Il mondo è contingente in quanto attualità che, per la sua indifferenza al proprio esistere, non contiene in sé la ragione e la legge del suo essere. Secondo Yuk Hui una cosmotecnica che lega l’umano al cosmo è l’unica via che può portare chiarezza sulla “contingenza” come valore, cercare una nuova forma pratica per l’Antropocene, per affermare che un’altra storia universale è possibile.

Giuseppe Casa
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