Era la mattina di Natale del 1994, o forse era il 1995. Tra i regali di Babbo Natale, c’era lui, il Nintendo Entertainment System, in tutti gli 8 bit di fulgido splendore e quei controller così retro che ancora oggi sono inarrivabili. Nintendo allora era il leader nel settore e i videogiochi erano una cosa da bambini. Il primo gioco era Mario Bros, esatto, senza “super”, senza funghetti, una sola schermata, difficoltà crescente e tre vite, solo tre, per finire i 100 livelli.
È passato tempo, molto tempo. È passato il Super Nintendo, il Nintendo 64, il GameCube, la Wii e la Wii U. Il Gameboy, Gameboy pocket, Gameboy Color, Gameboy Advance, Nintendo DS, Nintendo 3DS e scusate se mi sto dimenticando qualcosa. La Nintendo ha fatto colpacci favolosi, come la mossa Kansas City della Wii: tutti guardavano in una direzione, il miglioramento dell’hardware, e Nintendo ha guardato altrove, nel miglioramento dell’Interazione. O come il controller del N64, brutto come pochi, d’accordo, ma quello stick analogico all’inizio guardato storto sarebbe poi diventato lo standard. La Nintendo ha fatto anche cazzate, come lasciare un dominio incontrastato alla Playstation, con console che parevano essere di un altro pianeta, o come continuare ad usare una tecnologia obsoleta, l’RCA, che lasciava ai suoi videogiochi una risoluzione massima di 640×480 pixel, mentre il mondo andava nella direzione delle TV giganti.
I videogiochi hanno smesso di essere una cosa per bambini, con texture favolose e iper-realiste, con un mercato miliardario, l’età media dei videogiocatori ben oltre i 30 anni e una foto scattata recentemente, con due potenti italiani intenti a sfidarsi a PES.
La Nintendo invece è sempre rimasta lì, in un mondo sospeso di fantasia a cui solo talvolta concedeva eccezioni. I titoli seri, quelli per adulti, sulla Nintendo non davano abbastanza e infatti i videogiocatori esperti si sono tutti spostati su XboX, PlayStation e PC. Ma sulla fantasia, sul divertimento puro e semplice, Nintendo è rimasta, con un universo di personaggi che abbiamo conosciuto e amato.
Mario, Luigi, Peach e Toad a cui si aggiunsero molti altri -Bowser, Daisy, Wario, Waluigi, etcetera- Link e Zelda -e Ganon, Impa, Sheik- Donkey Kong, Diddy Kong, Dixie Kong, Funky Kong. Tutti i pokémon, dal celebre Pikachu allo sfigato e mai amato Raichu. E quella capacità ad un certo punto di mescolare le carte e farli giocare tutti insieme, senza distinzioni di videogiochi, con i titoli tipo Mario Kart, Mario Party o Super Smash Bros. Tutti contro tutti, a darsi mazzate memorabili.
Da quella mattinata di Natale sono passati più di 20 anni. Quindi, il mio Nintendo 3DS -Zelda Majora’s Mask edition- è arrivato con Amazon, non con Babbo Natale. Ma aprendolo e giocandoci, sono tornato un po’ bambino, in un mondo in cui i videogiochi hanno smesso di essere una cosa per bambini.
L’11 Luglio ci ha lasciati Satoru Iwata, papà di quella Wii delle meraviglie e della mossa Kansas City. Saturo è stato il quarto presidente della Nintendo, ma ormai per noi è come un titolo nobiliare, un sovrano che cade. Il re è morto, viva il re. La Nintendo non se la passa benissimo e a noi bambini cresciuti un po’ dispiace.