E’ tornato Sanremo! Io personalmente non lo avevo chiamato (neanche uno squillo), ma è tornato lo stesso, inesorabile come un brufolo il giorno della foto di classe. Siamo arrivati alla edizione numero sessantadue, e dobbiamo fare i complimenti a Morandi, perché per organizzare una tale schifezza serve talento e dedizione. Delle 14 canzoni in gara, non ne chiedevo una bella, mi sarebbe bastata decente, o semplicemente che non facesse schifo, ma non se ne salva una.
- San”stone”remo (peggior interpretazione): Samuele Bersani – “Un pallone”. Pezzo molto brutto con una interpretazione che lascia molto a desiderare.
- San”noncirived”remo (peggior duetto): D’Alessio/Berté– “Respirare”. Non capisco cosa li abbia spinti a diventare partners, ma se avessero unito le forze per fare qualcos’altro (tipo lavorare in una cava di marmo) sarebbe andata meglio.
- San”plage”remo (canzone plagiata): Matia Bazar – “Sei tu”/Ivana Spagna – “Gente come noi”. Sfido chiunque ad ascoltare il pezzo dei Matia Bazar e non cantare il ritornello del pezzo della Spagna. Questo caso è la dimostrazione che quando si copia una porcata, viene fuori una porcata.
- San”diverti”remo (miglior canzone): Celeste Gaia – “Carlo”. Per farvi capire il livello di questo festival abbiamo dovuto cercare il miglior pezzo tra i giovani. Sia chiaro, non è una bella canzone, anzi, ma almeno è qualcosa di diverso che spezza un mortorio allucinante.
- San”vince”remo (pezzo che merita la vittoria): Noemi – “Sono solo parole”. Il pezzo ha tutti i canoni “sanremesi” per essere quello vincente: molto melodico, entra subito in testa, soft e con un buon arrangiamento dell’orchestra.
- San”cirisenti”remo (pezzo con elevata probabilità di passaggi in radio): Emma Marrone – “Non è l’inferno”. Anche quest’anno costei ci sfragnerà le suddette con una canzonetta orribile, che verrà passata solo perché è oramai entrata nel circolo
- San”schife”remo (peggior canzone): Marlene Kuntz – “Canzone per un figlio”. Della serie “come rovinare una onorata carriera”, la band di Cristiano Godano sforna un pezzo che verrà ricordato solo per l’apertura delle vocali durante l’interpretazione.
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